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Les Immatériaux

Les Immatériaux
Autore: Fabrizio Federici - Redazione Cultura
Data: 06/05/2009

Nel 1985, in una Francia già disincantata dalla realtà della politica quotidiana, che aveva fortemente ridimensionato le  eccessive speranze che la  prima Presidenza Mitterrand determinasse un cambiamento radicale della società transalpina ( l' 85 è lo stesso anno, tra l'altro, dello scontro, nelle acque del Pacifico, fra unità della marina militare francese e attivisti ecologisti di Greenpeace ), al Centro Pompidou di Parigi si teneva la grande mostra  "Les Immatériaux", curata dal filosofo Jean-François Lyotard. Progetto d'ampio respiro, che, accanto ai territori di arte, musica, letteratura e cinema, esplorava – nel solco, del resto, d'una scelta già fatta da imprenditori illuminati come Adriano Olivetti negli anni '50 -  anche quelli di produzione industriale,  design e ricerca scientifica, cercando di dare un quadro complessivo dell'evoluzione della società. Francesca Gallo, storica dell'arte già occupatasi di iconografia urbana, videoarte e altre tecniche d'arte contemporanea, ha ricostruito le tappe di quest' avventura intellettuale, con le sfide poste da nuovi paradigmi linguistici e  nuove tecnologie usati nella mostra ( illuminazione, audiovisivi, prime manifestazioni di multimedialità) agli artisti di fine '900, nel volume "Les Immatériaux-Un percorso di Jean- François Lyotard nell'arte contemporanea". Edito da Aracne, editrice di tendenza particolarmente attenta ai temi dell'innovazione, e  presentato al Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea della "Sapienza" di Roma.

"La scelta di chiamare all'organizzazione della mostra, peraltro già avviata da tempo, un pensatore come Lyotard, a capo d'un'equipe multidisciplinare ( storici, filosofi, ecc…), e largamente apprezzato negli USA, dove insegnava", ha precisato l'Autrice, "era chiaramente politica: una risposta della vecchia Europa alle nuove sfide culturali e tecnologiche degli USA ( e rientrante nella politica dell'allora ministro della Cultura francese Jack Lang,  che influì fortemente, tra l'altro, sulle scelte di assessori nostrani come Renato Nicolini, col piano per creare una serie di piccoli "Centri Pompidou" a Roma, e Vezio De Lucia a Napoli, N.d.R ). Ad ogni modo, "Les Immatériaux" segnò una svolta epocale, in cui Lyotard e il Governo francese investirono coraggiosamente: pensiamo non solo a multimedialità e interattività ( anche se il pubblico – cosa peraltro prevedibile -  al momento non reagì troppo bene ), ma anche alle retrospettive sul cinema sperimentale francese e italiano degli anni '60, alla forte partecipazione delle artiste e di poeti d'avanguardia come Nanni Balestrini, e a tutte le  "ricadute"  nel campo della didattica".

"Questa  mostra dell' 85 – ha ricordato Simonetta Lux, Direttrice del MLAC e docente di Storia dell' Arte Contemporanea alla "Sapienza" – permise d'approfondire, tra l'altro, il modo di reagire dei cinque sensi al contatto con le varie forme d' arte". E Silvia Bordini e Maria Grazia Messina, docenti, rispettivamente, di Storia delle Tecniche artistiche e Storia dell' Arte Contemporanea alla "Sapienza" e all'Ateneo di Firenze: " il saggio di Francesca Gallo ricostruisce anche la valenza della mostra dell' 85 come strumento di comunicazione e divulgazione seria della storia dell' arte ( nella tradizione, del resto,  italo-francese delle grandi mostre tematiche e monografiche organizzate dalle Sovrintendenze da fine '800 in poi, N.d.R.). Per quanto ha riguardato anzitutto il movimento futurista, di cui quest'anno ricorre il centenario : solo "Les Immatériaux" permise una piena ricostruzione della storica Mostra internazionale sul futurismo di Parigi del 1912. Interessante, infine, era il retroterra culturale, soprattutto filosofico, dell'organizzazione della mostra dell' 85: con la quale Lyotard espresse la sua visione del postmoderno,  singolarmente "logocentrica", fondata sul ruolo più della parola, del Verbo, che dell'immagine". In linea, del resto, con la tecnologia anni '80, che, diversamente da quella odierna,  permetteva d' agire più sul suono che sull'immagine. Ma anche, in qualche modo, con una tradizione classica e idealistica, da Platone al Vangelo di Giovanni e allo stesso Hegel, più che medioevale  ( ben note, infatti, erano l'estetica e la stessa politica culturale del Medioevo, fortemente basate sul ruolo delle immagini: specialmente in Francia, con la grande tradizione delle cattedrali con vetrate e rilievi spesso di valenza esoterica, da Chartres a Notre-Dame di Parigi ). 




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